venerdì 25 luglio 2008
In Kenya, alla ricerca di babbuini (1)
“Lo sai qual’è il vero problema dei babbuini? Che non hanno paura degli uomini". Marcella, responsabile del tour operator che organizza le vacanze nell'isola di Chale, in Kenya, mi spiega che mentre molte altre scimmie non si avvicinano a zone abitate i babbuini non solo non temono l’uomo ma cercano i villaggi, che per loro rappresentano posti dove possono trovare facilmente rifiuti, quindi cibo. Suggerisco che questa tendenza potrebbe essere un effetto collaterale derivato dalla distruzione dell’habitat. “Disboscando e costruendo l’uomo toglie l’habitat a questa, come a tante altre specie” provo a convincerla “solo che, a differenza di altri primati, i babbuini sono molto adattabili a nuovi habitat”. “Il turismo è business non volontariato e chi va in vacanza a Chale vuole godersi la spiaggia, il sole, il mare. Se i turisti vogliono vedere delle scimmie vanno in safari, possibilmente in Tanzania. Nessuno ha voglia di farsi un bagno e rischiare di rimanere tre ore in acqua per paura di essere aggredito da un branco di babbuini”. L’idea di poter veramente assistere ad una simile scena è talmente suggestiva che mi ritrovo seduto su un aereo diretto in Kenya.
Arrivare sull’isola di Chale non è semplicissimo. All’aeroporto di Mombasa mi accoglie il caldo, umido, quasi insopportabile. Prendo un taxi che in pochi minuti si allontana dalla città e si dirige verso sud. Poco dopo incontro il Kilindi Harbour, il fiume che costeggia Mombasa, e per superarlo saliamo con il taxi sul traghetto. Mombasa è infatti una città costruita su un’isola circondata da due fiumi, ma mentre a nord e a ovest sono stati costruiti dei ponti per collegare la città alla terra ferma l’unico modo per procedere verso sud è quello di prendere il traghetto. Dopo un quarto d’ora attracchiamo e scendiamo dal traghetto rendendoci conto che ci troviamo veramente sulla costa meridionale del Kenya, avvolti dal verde e dal forte odore di terra. Il sole se ne sta li in cima a picchiare mentre, nonostante ci siano buche e la strada sia sterrata, il tassista non accenna a diminuire la velocità. Spiega che queste sono zone pericolose perché si sa che passano molti turisti e ogni tanto i banditi, li chiama proprio così, si nascondono nella vegetazione per poi uscire all’improvviso e cercare di fermare le macchine. Anche se non ci troviamo esattamente in una foresta la vegetazione è fitta e mentre la scruto in cerca di improbabili oscure figure mi viene in mente l’animatore ucciso sul finire del 2007, un caso quasi dimenticato dopo il putiferio che è seguito alle elezioni.
Due ore dopo il taxi si ferma. Sono arrivato, la terra è finita ed istintivamente penso sia arrivato il momento di imbarcarsi per l’isola di Chale. Rimango quindi esterrefatto quando mi fanno salire su un trattore. La marea è bassa, mi spiegano, molto bassa perché la luna è piena. In giorni come questi si può addirittura provare a fare un passeggiata attorno all’isola, anche se si dice che non ci sia mai riuscito nessuno.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
2 commenti:
hei Naturando! in bocca al lupo!! e mi raccomando occhio ai babbuz
buon'avventura :)
Wendy
mi sa che devo stare più attento a te che di professione fai la cannibale...:)
a
Posta un commento